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LOCRIDE – LA PROTESTA DEI SINDACI PER LA SANITA’ VISTA DA GIUSEPPE CARUSO

Aristide Bava
SIDERNO - "La gente è stanca di morire di mala sanità e fin quando per la Locride il principio di garantire l’assistenza sanitaria a tutti resterà solo nel dettato costituzionale, questa terra è senza futuro". Questa è la parte conclusiva di una nota diffusa da Giuseppe Caruso, leader del movimento politico "volo" da poco approdato alla corte di Fratelli d' Italia. Nella sua nota Giuseppe Caruso punta l'indice,a proposito della situazione dell' ospedale di Locri anche, e soprattutto, sulla "politica". " Da tempo - scrive - fra la gente comune gira la dicerìa che se uno è malato il modo più rapido di passare a miglior vita è quello di recarsi all’ospedale (di Locri naturalmente). Si attribuisce cioè al personale sanitario, che al contrario ha punte di eccellenza e “tira avanti la baracca” ad onta di enormi sacrifici, lo sfacelo della sanità locridea. Questo perché sono i medici, gli infermieri, il diretto interlocutore di chi, incazzato come una iena per la mancanza di assistenza, accende un cero alla Madonna e va all’ospedale. In questo clima di costante disservizio - aggiunge Caruso - è facile indire manifestazioni “una tantum”, far scendere la gente in piazza “a comando”, quando ce n’è bisogno per “ritorni elettorali” (Pietrangelo Buttafuoco, usando un’espressione forte, parla di incazzatura ogni tanto). La realtà è ben altra. Da più giorni, pensando alla sanità, mi torna in mente una frase: l’arroganza dell’uomo comune. E’ quel tipo di arroganza di cui si resta vittime quando ai posti di potere si ritrovano persone con scarse capacità di comprendere le realtà territoriali e, più in generale gestionali, e quindi impongono le loro ricette con sicumera, con la certezza divina che siano l’unico rimedio al male imperante. E’ a questo che voglio pensare, non alla mala fede di cui si vocifera, alla quale non voglio credere, che si concretizza ad esempio nella sottrazione alla nostra provincia di 13 milioni di euro per la sanità privata dirottati a Cosenza senza alcuna “compensazione” in termini di servizi pubblici ". Quindi Caruso entra nel merito "Arroganza, quindi, di chi non vede o non vuol vedere che i LEA nella Locride passano come un nome proprio di persona e non come l’acronimo di Livelli Essenziali di Assistenza; di chi non bandisce i concorsi per le assunzioni (perché non riesce ad inserire i propri protetti dice la vulgata, ma io non ci voglio ancora una volta credere); di chi sceglie male i DG (Direttori Generali), incapaci di fatto di governare il disastro ma, secondo la Commissione regionale, meritevoli, nel deserto economico della sanità regionale di un aumento di stipendio del 20% (parole del sottosegretario Gentile non mie). Anche la lotta di potere fra il Commissario e il Presidente fa parte di questo schema. Non appartengono tutti alla grande famiglia del PD? E allora come possono avere degli interessi divergenti, combattersi l’un l’altro a suon di catene (Oliverio) e delibere (Scura)? E la tutela della salute? I già nominati Lea? Niente rispetto al piacere di comandare, in ossequio al vecchio detto ". Fatte queste considerazioni Giuseppe Caruso affronta il problema della " gita romana, lodevole intento ma … “di pancia” ". In primo luogo - dice - perché “poco organizzata e in secondo luogo perché credo che la maggioranza dei Sindaci che hanno aderito sia di sinistra e mi pare un “non sense” una lotta fratricida fra Governo (di sinistra a suo dire) e autorità locali". Quindi aggiunge " Non posso non convenire con chi afferma che finalmente si è vista l’unità dei Sindaci (anche da me spesso invocata) ma detta unità, essenziale per la soluzione del problema Locride, non mi sento di celebrarla. Innanzi tutto perché c’è fra i Sindaci chi ha pensato solo al ritorno di immagine dell’operazione ma in realtà non è mai stato convinto della bontà della stessa (e questo ha inciso a mio parere sulla organizzazione che è mancata). In secondo luogo perché so da sempre che la proficuità di un colloquio, di un dialogo, di un confronto, è sempre dipesa dalla autorevolezza di entrambi gli interlocutori, dal riconoscimento reciproco, che in questo caso è rimasto nella galleria Sordi, assieme ai sindaci. Pensateci, sindaci come Pietro Fuda, ex senatore ben inserito nelle stanze romane, il suo omonimo Salvatore Fuda, consigliere della città metropolitana, Lucano, (stranamente a Roma con gli altri) uno dei cinquanta uomini più potenti della terra, non hanno fatto sentire la loro voce, non sono andati davanti alle telecamere, si sono comportati stranamente da “peones”. Con questo non voglio denigrare gli altri, ai quali fra luci e ombre riconosco comunque un lodevole intento, voglio invece dire che il “gruppo scomposto” avrebbe avuto maggiore forza se si fosse pianificata una strategia .

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