LOCRIDE- L’IMPEGNO DEL LIONS CLUB DI LOCRI PER METTERE A FUOCO LE PROBLEMATICHE DELLA CITTA’ METROPOLITANA E LE CONSIDERAZIONE DEL SINDACO PIETRO FUDA

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Aristide Bava SIDERNO - Il recente convegno organizzato dal Lions Club di Locri presieduto da Silvana Fonti sulla "Città Metropolitana" si è sviluppato con un crescendo di qualificate relazioni che hanno fatto seguito alla introduzione del Sen, Giuseppe Bieniamino Fimognari, autorevole officer del Distretto Lions , autore peraltro di una opportunaa proposta leegata alla necessità di creare sul territorio della Locride le cosiddette "aree omogenee" che potrebbero dare, in effetti grande impulso alla nuova realtà. Accanto a Fimognari apprezzati sono stati anche gli interventi degli altri Lions che hanno partecipato al convegno, ovvero Raffaele Macry Correale del Lions Club di Locri e Ferdinando Iacopino , presidente di circoscrizione che ha chiuso i lavori, il gruppo Lions completato da chi scrive ha dato il suo buon contributo al convegno che ha avuto come ulteriori relatori il presidente del Corsecom Mario Diano e la giornalista Teresa Munari.. Significativa è stata, poi, la relazione di base del sindaco di Siderno Pietro Fuda , che ha aperto gli iterventi programmati. Riteniamo sia opportuno riportarla in sintesi perchè offre un quadro molto indicativo di quello che è, o potrebbe essere la Città Metropolitana per un territoro precario come questo della Locride.Pietro Fuda nel corso del convegno organizzato dal Lions club di Locri e tenutosi sabato all' Hotel President si è soffermato, infatti, con dovizia di particolari su quelli che sono gli aspetti generali dell' istituzione della Città Metropolitana. E’ partito dal principio che gli studi scientifici "hanno portato a definizioni diverse di "area metropolitana", ma in via generale e sintetica l’ espressione indica sinteticamante un sistema territoriale multipolare, caratterizzato, oltre che dalla prossimità dei diversi centri urbani, dalla loro interrelazione funzionale e dalla dominanza di una città principale". La Città metropolitana è, dunque un "ente di governo delle aree metropolitane" disciplinato in toto da una legge ordinaria in ordine "alle funzioni, alle modalità di finanziamento e all'ordinamento" e si pone come "nuovo ente" che rispetta le autonomie dei Comuni partecipanti ma rilancia un'iniziativa complessiva sul piano nazionale e internazionale facendosi portavoce delle istanze delle popolazioni di quei territori attraverso i processi di governance.In teoria ha precisato l'ex senatore sarebbe un nuovo soggetto agile "che può alimentare una nuova fiducia dimostrando capacità di sburocratizzazione". Non ha nascosto, pero' le sue perplessità collegate con quelle che dovrebbero essere le sue funzioni. Ovvero l'attribuzione fondamentali delle dismesse province, la pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali; la strutturazione dei sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, nonché l' organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano (cioè si conferisce alla Città metropolitana la possibilità di una gestione in proprio di servizi, qualora di interesse metropolitano, ivi compreso la gestione delle acque, rifiuti e depurazione). E, poi ancora, mobilità e viabilità; promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale. promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito metropolitano. Ma Fuda ha anche avvertito che l'intento certamente ambizioso di creare uno "strumento di governo in grado di essere motore di sviluppo e di inserire le aree più produttive nella grande rete del mondo" richiede un modello istituzionale forte, un livello di governo cui delegare competenze comunali e regionali, dotato di funzioni di gestione, di programmazione e di pianificazione di area vasta, capace di interpretare i nuovi bisogni dell'economia e della società e di rilanciare nuove e ampie progettualità. Particolare attenzione è quindi necessaria per la pianificazione territoriale e lo sviluppo economico che si pongono alla base delle successive scelte infrastrutturali, di valorizzazione produttiva, di attrattività degli investimenti internazionali. Il problema è, pero', secondo Pietro Fuda che oggi noi abbiamo confini amministrativi superati che dividono artificialmente spazi urbanisticamente continui, impedendo una pianificazione unitaria. Inoltre non mancano gli esempi anche recenti, di scelte pianificatorie guidate da logiche di concorrenza fiscale, inefficienti e incoerenti rispetto a politiche di area vasta con una competizione tra Comuni per attrarre attività economiche e soprattutto commerciali. Insorge, conseguentemente, - secondo Fuda - la difficoltà di operare scelte strategiche per lo sviluppo urbano soprattutto nelle poche aree di possibile espansione, dove spesso confluiscono gli interessi contrapposti di più amministrazioni. Alytro aspetto negativo la mancanza delle necessarie garanzie di indipendenza dagli interessi dei singoli Comuni, che, in atto, "porrebbe il Sindaco metropolitano in conflitto di interessi col suo ruolo di Sindaco della città centrale. Ecco perché, per Fuda, anche in termini di rappresentatività politica, l'elezione diretta del Sindaco della città metropolitana appare l'unico modello istituzionale efficace. Per i centri minori, inoltre, esiste il serio pericolo di essere esposti in negativo quando le città metropolitane, pur di diversa scala, "coprono" con un'"ombra di agglomerazione" le realtà circostanti, impedendone il pieno sviluppo. In altri termini, le reti di città afferenti ad un'area metropolitana vengono coinvolte nel bacino di gravitazione della città centrale, con effetti negativi. Un effetto contrario a quello che si verifica quando la città centrale decentra all'esterno funzioni residenziali e produttive anche di rango elevato, ma che, purtroppo, si manifesta più raramente. Fatte queste premesse e considerate le due funzioni fondamentali che la legge attribuisce all'area metropolitana ovvero, pianificazione di area vasta e governo di sviluppo economico , puo' accadere che la funzione di pianificazione di area vasta potenzialmente forte, risulta svilita dalla già rilevata debolezza istituzionale. La funzione, poi, di vero governo di sviluppo economico è anch'essa vanificata per effetto del visibile conflitto con un diverso obiettivo della legge, quello della riduzione della spesa pubblica. Il tutto perché non sono fornite le necessarie risorse, e le città metropolitane si trovano assegnato un unico strumento, quello della pianificazione strategica. peraltro già disponibile in passato e non certo risolutivo. Inoltre non si vedono neanche indicativamente citate attribuzioni di funzioni dal livello superiore, regionale, né dal livello inferiore, municipale, in contraddizione con quanto è invece previsto, ad esempio, dalla nuova legislazione francese, del tutto coeva alla nostra.