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MESSAGGIO DI AUGURI IN OCCASIONE DEL NATALE DI S.E. MONSIGNOR FRANCESCO OLIVA.

UNA LUCE RIFULGE
NELLA NOTTE DEL NOSTRO TEMPO!

Nel Messaggio inviato alla Diocesi in occasione del Natale, S.E. monsignor Francesco Oliva si sofferma su “questo tempo del tutto particolare, in cui la paura di un virus, tanto invisibile quanto pericoloso, sta segnando profondamente la nostra vita” ricordandoci che per quanto sia un Natale “difficile da immaginare” è pur sempre Natale di cui non dobbiamo perdere l’attualità né lasciarci “rubare la bellezza di un evento che ha rivoluzionato la storia umana. Il Natale è memoria ‘attuale’ di un evento, che si rinnova nell’oggi della nostra storia. Non un fatto passato, ma attuale ‘presenza’ di un avvenimento che è per noi”.

(Il testo integrale del Messaggio intitolato “UNA LUCE RIFULGE NELLA NOTTE DEL NOSTRO TEMPO!” si può scaricare dal sito del giornale diocesano www.pandocheion.it)

Va colta “la profondità dei segni che ci sono dati: una mangiatoia, un Bambino avvolto in fasce, la Madre Maria in un silenzio contemplativo, Giuseppe in meditazione”.
Segni tutti improntati alla semplicità: “Nessun apparato esteriore, nessun clamore: nel piccolo villaggio di Betlemme tutto è indifferente. Solo alcuni pastori, tra gli emarginati della società, si mettono in cammino senza indugio nella notte fonda. Il Signore ha scelto la povertà, il nascondimento, non la considerazione degli uomini, quella che proviene dalla ricchezza, dalla condizione sociale”.
E tutti noi, possiamo rivivere oggi il Natale del Signore “se ci rivestiamo di umiltà e di fede: il Signore ci presenta questo tempo, segnato dalla paura del contagio e dalle precarie condizioni economiche di tante famiglie, come “l’alloggio”, in cui trova vera accoglienza. Tempo in cui appare la benevolenza di Dio”.
“Il tempo che viviamo infonde un senso incontrollabile di precarietà, nella ricerca di quanto può corrispondere alle esigenze delle nostre comunità. E’ spesso “un camminare a vista”, che non offre certezze. Di certo, un tempo che va liberato da ogni falso ed edulcorato sentimentalismo natalizio, oltre che dalla logica consumistica dell’accumulare, del pensare più a se stessi che al bene degli altri. Un rischio reale, che favorisce la frenetica preoccupazione dei regali e degli acquisti. Ma per me cristiano, che desidero vivere un Natale libero dalla tentazione del consumismo moderno, ciò che più conta oggi è cosa posso fare o dare, come posso accogliere quel Bambino, che è manifestazione della tenerezza di un Dio ch’è Amore. Mi chiedo: in che modo posso vivere questo difficile tempo, al di là della fatica? Come posso renderlo opportunità di crescita e di riflessione? Come posso ricentrare la mia vita su ciò ch’è essenziale? Cosa per me è più essenziale della fede nell’evento stesso dell’incarnazione del Figlio di Dio? Il Signore entra nella storia umana per insegnarci a dare valore al tempo”.
E il tempo di crisi, di ogni crisi, rappresenta un’opportunità: “Lo sarà, come ci ricorda papa Francesco, se non ci lasceremo piangere addosso”.
“Dio sogna un Natale, che trasfigura questo nostro tempo, che sia una rivoluzione dei cuori, capace di rendere più umane le relazioni tra gli uomini e le donne”.
Scrive ancora il vescovo nel suo Messaggio: “Natale è un evento sorprendente, perché ci consegna un progetto grande, che, se accolto e fatto germogliare, cambia il nostro mondo. Ci consegna un Vangelo, annuncio di salvezza e di speranza per l’uomo. Facendosi uomo, Dio conferisce dignità all’essere umano, anche se sofferente, anche se malato ricoverato in reparti di terapia intensiva. Per questo ogni forma di disprezzo o di mancanza di rispetto per l’uomo, chiunque egli sia, è non solo negazione dell’incontro con Dio, ma anche un profondo attacco a questa dignità. Una dignità che non siamo noi a darci, ma che l’uomo possiede fin dall’inizio, per essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio”.
“Vivremo un Natale vero, un Natale diverso, se accettiamo che il Signore ci spinga oltre il facile narcisismo. Se, al posto dell’amor proprio, diamo spazio alla solidarietà con chi è ferito e malato. Se, al posto dell’odio e dell’aggressività, lasciamo posto all’accoglienza dell’altro, e ancor più dello straniero. Se, al posto dell’indifferenza, faremo germogliare in noi una vera sensibilità per la sofferenza e le ferite del mondo”.

Locri 23 dicembre 2020
L’Ufficio