Un’operazione congiunta dei Carabinieri delle Stazioni di Laureana di Borrello e Serrata, con il
supporto dei colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, ha portato alla scoperta e
allo smantellamento di una piantagione di cannabis indica nascosta nel cuore dell’entroterra
reggino, tra la fitta vegetazione di un’area impervia e difficilmente accessibile del territorio
comunale.
L’attività è il risultato di una indagine lunga e complessa, coordinata dalla Procura della Repubblica
di Palmi, che ha consentito di ricostruire i movimenti di alcuni soggetti sospettati di occuparsi della
coltivazione. Le osservazioni e i riscontri ottenuti sul campo hanno permesso ai militari di
intervenire nel momento decisivo, cogliendo uno dei presunti coltivatori mentre tentava di fuggire.
Bloccato dopo un breve inseguimento tra la boscaglia, l’uomo è stato arrestato in flagranza per
produzione e traffico di sostanze stupefacenti. Sul posto, i Carabinieri hanno rinvenuto attrezzi da
lavoro – tra cui una falce, forbici e spaghi utilizzati per la raccolta – oltre all’intera piantagione
appena recisa. Poche centinaia di metri più in là, sono state individuate altre due piccole
coltivazioni, poi distrutte.
Le successive indagini hanno portato a identificare altri tre soggetti ritenuti coinvolti nella gestione
dell’illecita attività. Uno di loro, fermato mentre si trovava a bordo della propria autovettura, è stato
trovato in possesso di un telefono cellulare contenente chat e contatti legati all’acquisto online di
semi di cannabis, con messaggi relativi a ordini e pagamenti.
Sulla base degli elementi raccolti, l’Autorità Giudiziaria ha disposto nei giorni successivi tre
ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
L’operazione conferma l’impegno dell’Arma dei Carabinieri nel contrastare la produzione e il
traffico di droga, anche nelle zone più impervie della provincia di Reggio Calabria, dove la
coltivazione di marijuana rappresenta ancora una delle principali fonti di guadagno per la
criminalità locale.
Si ricorda che, allo stato, gli indagati e l’arrestato devono ritenersi presunti innocenti fino a sentenza
definitiva di condanna, secondo quanto previsto dal principio di non colpevolezza.
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