SIDERNO – LA CITTA’ RICORDA LE VITTIME DEL MOBY PRINCE

Aristide Bava
SIDERNO - Era la notte del 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince, in servizio di linea tra Livorno e Olbia, mollò gli ormeggi per la traversata con a bordo l'intero equipaggio, formato da 65 persone agli ordini del comandante e 75 passeggeri. Il traghetto, durante la percorrenza del cono di uscita del porto, colpì con la prua la petroliera Agip Abruzzo, contenente circa 2700 tonnellate di petrolio . Parte del petrolio che fuoriuscì dalla cisterna della petroliera si riversò in mare, parte invece investì in pieno la prua del traghetto. A causa delle scintille prodotte dallo sfregamento delle lamiere delle due navi al momento dell'impatto, il petrolio prese rapidamente fuoco, incendiando il traghetto. E fu l'inferno . Ci fu un solo sopravvissuto, un mozzo che riuscì a salvarsi rimanendo aggrappato ad una balaustra. Anche la nostra Regione pagò un caro tributo per la presenza a bordo di 11 calabresi tre dei quali di Siderno , Luciano Barbaro , Francesco Crupi e Antonio Rodi . Gli altri calabresi erano Rocco Averta , Antonio Avolio , Francesco Esposito e Giulio Timpano di Pizzo Calabro, Nicodemo Baffa di Santa Sofia d'Aspromonte, Francesco Tumeo e il cognato Francesco Mazzitelli di Parghelia, Carlo Vigliani di Taurianova. Una tragedia che, a distanza di tanti anni, non è stata certamente dimenticata,soprattutto a Siderno dove i tre giovani che hanno perso la vita sul Moby Prince, erano conosciuti e stimati e dove vivono le loro famiglie. E, adesso, a distanza di 27 anni da quel lontano 10 aprile 1991, la città li ricorderà con una S. Messa che si terrà alle ore 17 presso la Chiesa di Santa Maria dell' Arco e con una piccola cerimonia che ne farà seguito. E' previsto, infatti, dopo la funzione religiosa un lancio di rose in mare nell'arenile antistante il Monumento al marinaio , simbolo della città per onorare le sue tradizioni marinare. Luciano Barbaro, Francesco Crupi, e Antonio Rodi avevano scelto, infatti, proprio in ossequio a queste vecchie tradizioni , come tanti altri sidernesi , la strada lavorativa dell'imbarco su navi di linea o di crociera che sino ad una trentina di anni addietro era lavoro, seppure duro, che consentiva a molte famiglie, in una terra avara di occupazione, un regolare sostentamento.